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lunedì 27 settembre 2010

Herman Nitsch



Ho visto per la prima volta i lavori di Hermann Nitsch alla Galleria delle Stelline del Gruppo Credito Valtellinese a Milano, in seguito da De Foscherari che lo proponeva sia nella sua galleria bolognese che ad Arte Fiera.
Ricordo benissimo entrambe le occasioni e soprattutto quello che ho ancora ben presente sono le mie sensazioni.
A Milano erano esposte, secondo la poetica di Nitsch, cioè a modi di piccolo altare, le lettighe, gli strumenti medici e le tele derivanti dalle azioni performative dell’artista.
A Bologna, alla fiera d'arte presso lo spazio di De Foscherari, vi erano per lo più tele, grandi, grandi tele.
In galleria De Foscherari, oltre a qualche oggetto performativo vi era anche un video.

La pratica performativa di questo artista è definita “Teatro delle Orge e dei Misteri”. La sua è una elaborazione di riti e di religiosità. Mi rendo conto che per coloro che non hanno chiaro il linguaggio dell’arte contemporanea l’opera di Nitsch può sembrare il semplice gesto di un pazzo; se la stessa cosa è stata detta per il semplice taglio di Fontana o per la scatoletta famosa di Morandi, figuriamoci se ciò non può avvenire per i lavori di Nitsch che hanno un forte impatto sulla sensibilità delle persone.

Quando entrai in contatto con il suo primo lavoro, senza affatto conoscere l’artista e la sua produzione, avverti una forte attrazione. Quello che vedevo non lo capivo ma mi attraeva. Ciò che in primis mi incuriosiva era la modalità di presentazione dell’opera. Avevo innanzi a me teli “sporchi” che coprivano degli assi di legno, drappi “imbrattati” che ornavano, dandone importanza e solennità, ripiani su cui poggiavano piccoli arnesi. In quella stanzetta tutta ornata da questi piccoli altari si percepiva il rito.
Quando mi venne raccontata l’azione performativa di Nitsch la mia fronte si corrugò spontaneamente per la crudeltà dei suoi atti e per la stranezza nel compierli, ma ciò nonostante quello che avevo innanzi non perse di valore e di mistero ai miei occhi, bensì ne acquisì ulteriormente.
Non sono una persona sadica e, come la maggior parte della gente che ha sentito la storia della donna, ormai tanto famosa alla cronaca, che ha gettato il gatto nella spazzatura sono rimasta inorridita. Stessa cosa mi accade ogni qualvolta che nella casella di posta elettronica mi arriva un video denuncia animalista. Non per altro mi sono iscritta ad associazioni che salvaguardano l’esistenza e la vita degli animali.

Il contatto con le opere di Nitsch è una cosa particolare, il mio interesse per questo artista va oltre…




Una cosa è vedere un’installazione di Nitsch, tutt’altra è vedere una sua performance, o almeno un video che la ripropone. In galleria da De Foscherari vi era un video che raccontava buona parte della vita performativa dell’artista.
Ricordo che vi erano solo due scomode seggioline innanzi al video, che io, come sempre in gennaio, gelavo per il freddo e che ero particolarmente stanca e provata dopo due intere giornate passate in fiera tra uno stand e l’altro tra un’opera e l’altra... Il video era lungo, solitamente con i video di arte se ne vede qualche minuto e poi si passa oltre, soprattutto durante le fiere in cui di tutta quell’arte non se ne può più.
Il video lo vidi tutto. Con estrema passione. Con la bocca mezza aperta per la sorpresa di alcune scene, gli occhi sgranati ed il fiato sospeso.
Come in uno dei riti più solenni che ci potesse essere venivano squartati degli animali, per di più di medio grandi dimensioni, e con le loro carcasse, con le interiora, con il sangue, la gente si imbrattava, vi si contorceva, si faceva chiudere in un abbraccio trionfale dalla carne morta. Uomini e donne battezzati con il sangue e carcasse di animali venivano poi immolati e portati in una processione maestosa.
Con lo stesso sangue, Nitsch brandiva, con dei gesti che ricordano l’action painting americana, grandi tele stese in una lunga e stretta stanza, una stanza che raccoglieva sul suo pavimento un liquido sacrificale e che sicuramente sarà stata carica di forte odore. Le stesse tele che poi a Milano per la prima volta mi hanno affascinata, di cui non sapevo nulla ma di cui scorgevo un insolito colore, un odore perso ma che era ancora pienamente presente nel suo connotato simbolico.




Capisco e penso sia consono lo sdegno di alcune persone nei confronti delle opere di Nitsch ma da amante dell’arte contemporanea, e soprattutto da amante delle pratiche libere dell’arte e del suo spirito di indipendenza e di totale autonomia da qualsiasi credo, non riesco a stringere ed obbligare l'arte a certi vincoli.  Con questo trovo che le opere di Nitsch possano estistere in quanto rappresentanza di una necessità puramente artistica di un individuo.



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